Le tracce del passato nel territorio di Sinnai
Le tracce più antiche finora scoperte e che raccontano la vita di donne e uomini nel territorio di Sinnai ci portano al Neolitico finale, al periodo noto come Cultura di Ozieri (3600 a.C. circa). Questa fase è testimoniata da tombe del tipo domus de janas, menhir e da due insediamenti di cui rimangono solo oggetti quali punte di freccia in ossidiana, frammenti di pissidi (vaso caratteristico del periodo) e di vasi a collo e altri strumenti di pietra. Sono ancora più esigue le testimonianze delle diverse fasi dell’Eneolitico e del Bronzo antico (dal 3200 al 1900 a.C. circa), mentre a partire dal Bronzo medio (1600 a.C. circa) le informazioni si fanno sempre più numerose e varie. Monumenti quali tombe di giganti, nuraghi semplici e complessi, villaggi e templi, e oggetti ci aiutano a riscrivere usi e abitudini delle comunità che popolavano questo territorio: attività giornaliere, come fare legna o estrarre minerali o ancora tessere; attività legate al culto, come le offerte e i rituali e ancora le pratiche funerarie, dalla tipologia tombale al rito legato alla morte. Si percorrono così secoli, millenni, attraversando molteplici evoluzioni e cambiamenti della società e degli stili di vita. Dal periodo nuragico all’età del Ferro, dalla presenza punica alla dominazione romana per raggiungere il Medioevo.
I siti di interesse culturale nella zona dell’area ZSC
Nell’areale prospiciente la ZSC di Santu ‘Atzolu si trovano due dei siti ricadenti nel comune di Sinnai più antichi finora riconosciuti, una domus de janas e un villaggio. Entrambi furono sfruttati durante il Neolitico finale. Oggetti, o frammenti di essi, ritrovati in questi luoghi sono chiari indicatori del periodo meglio conosciuto come Cultura di Ozieri.
Nel promontorio di Cirronis sono stati riconosciuti degli allineamenti circolari di pietre che sembrano essere i resti di alcune capanne. Dentro questi spazi e intorno a essi sono stati ritrovati reperti di industria litica, come punte di freccia in ossidiana e selce e accettine in pietra dura, le quali, associate a scarti di lavorazione dello stesso materiale, ci aiutano a immaginare una comunità che qui viveva e lavorava.
In prossimità della chiesa dedicata a San Bartolomeo si trova poi la domus de janas nota come S’ ‘Omu de S’Orcu o di Bruncu S’Allegau, dal nome della località in cui si trova. Probabilmente ricavata da una grotticella naturale, la sepoltura ha un unico ambiente di forma rettangolare con angoli arrotondati. È probabile che la camera funeraria fosse preceduta da un’anticella, franata nel corso del tempo. Questa sepoltura, come altre del suo tipo, fu quasi certamente vittima di saccheggi.
Dal Bronzo medio al Bronzo finale: il periodo nuragico
A questo periodo ci riporta la maggior parte dei siti archeologici censiti nell’area. Sono principalmente nuraghi, per un totale di 6, a quali si affiancano due tombe di giganti e un tempio a pozzo.
Sul versante Ovest dell’area ZSC troviamo due nuraghi noti come Cirronis I e Cirronis II, il primo a 300 metri e il secondo a 600 m di distanza dall’insediamento neolitico di cui si è parlato sopra, testimoniando l’adattabilità dell’area alla vita delle comunità nei diversi periodi storici. A poca distanza da questi si trova poi il nuraghe semplice Conca Santinta, che prende il nome dalla cima su cui si erge.
In prossimità dell’area ZSC e a Sud di questa, si documentano ancora due nuraghi e un tempio a pozzo. I due nuraghi, Bruncu S’Allegau e Bruncu Su Pisu sono in contatto visivo l’uso con l’altro, essendo stati costruiti sulla vetta di due versanti in posizione frontale l’uno all’altro. Dei due siti rimangono poche tracce, rendendo difficile una lettura puntuale della planimetria. Poco più a Sud è il tempio di Is Cortis A, il quale si inserisce in un areale ben delimitato che accoglie altri 3 luoghi di culto di uguale tipologia e periodo. Questo luogo di culto sembra essere il tipico tempio a pozzo in uso dalle ultime fasi dell’età del Bronzo e fino alla prima età del Ferro. Trovandosi all’interno di un terreno privato ed essendo coperto da pietre provenienti in parte dallo stesso sito e in parte dallo spietramento del terreno risulta però difficile definirne planimetria e dimensioni. Le indagini di superficie sembrano comunque confermare le fonti orali che riportano la presenza di strutture circolari attorno al pozzo. Poco, in ultimo, possiamo dire relativamente al nuraghe Masoni Porcus. Il posizionamento di massi all’interno del nuraghe in epoca moderna e la costruzione di un muretto a secco rendono impossibile, allo stato attuale, leggere il sito.
Infine, sul versante Est si ergono ancora una volta un nuraghe complesso e due tombe di giganti. Il nuraghe Pirrei è uno dei pochi siti attualmente accessibili e non difficili da raggiungere per chi non si spaventa di fronte a un pendio. L’edificio si erge sul promontorio di Taulaxa a una quota di 318 m sul livello del mare, dominando tutta la vallata in direzione del golfo di Cagliari. Sono ancora ben visibili i due ingressi al nuraghe che conducono a due distinti corridoi e, attraverso questi al mastio. Uno di questi sembra conducesse anche a un secondo livello dell’edificio. Al mastio si addossa quindi un bastione costituito da due corpi murari. Le tombe di giganti prendono il nome dalla località e sono rispettivamente Taulaxa I e Taulaxa II. Si trovano ai piedi del promontorio sul quale si erge il nuraghe Pirrei e sono a poca distanza l’una dall’altra. Sono del tipo a filari, con pietre disposte in file orizzontali e pareti aggettanti verso l’interno. La seconda, meglio conservata, era anche la più grande e l’esedra (lo spazio di fronte all’ingresso) doveva essere realizzato a ortostati, grandi massi disposti a coltello a creare un semicerchio, al centro del quale era l’ingresso, di cui rimane la lastra di chiusura. A queste due tombe se ne aggiungeva una terza, dello stesso tipo, e molto vicina a esse, ma completamente distrutta dalle azioni clandestine che hanno coinvolto tutte e tre le tombe.
In prossimità della diga storica e della sala filtri, nell’area nota come Santu ‘Atzolu, insiste ancora oggi un edificio ecclesiastico dedicato a San Bartolomeo. Dalla letteratura locale si evince che la chiesa moderna fu costruita in prossimità dei ruderi di una chiesa più antica, già abbandonata nel corso dell’Ottocento. Secondo una leggenda, la costruzione è dovuta a un voto di un ricco paziente al quale, un medico della città di Cagliari, suggerì di curare i suoi gravi problemi polmonari trasferendosi in una località fresca e salubre. L’uomo scelse la località di Santu ‘Atzolu presso Sinnai. Qui, egli costruì un modesto ricovero vicino ad un torrente e ci rimase per lungo tempo. Grazie al clima favorevole, al silenzio e alla salubrità del luogo, l’uomo guarì e prima di lasciare il suo rifugio per rientrare in città, decise di farlo consacrare come a Santu ‘Atzolu (San Bartolomeo).
Allo stato attuale, pertanto, non abbiamo notizie su quale fosse l’originaria architettura dell’edificio. Sappiamo, però, che nel tempo il culto per il santo non è mai stato abbandonato dalla comunità di Sinnai.
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Pagina aggiornata il 14/01/2025