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Storia

Le testimonianze monumentali dell'area ZSC

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La diga dell’area ZSC e l’approvvigionamento di acqua a Sinnai

Particolarmente rilevante dal punto di vista storico, architettonico e comunitario è il sistema di dighe che domina il paesaggio dell’area ZSC.

È passato alla storia il primo zampillo d’acqua nella fontanella pubblica di piazza Yenne a Cagliari che inaugurava la prima diga della Sardegna e una delle più innovative di Italia. Si tratta della diga di Corongiu, realizzata nel 1867 nel territorio di Sinnai, grazie allo sbarramento del rio Corongiu.

Visto l’importante risultato ottenuto, e considerando la necessità di approvvigionare lo stesso paese di Sinnai, nel 1891 l’amministrazione comunale assegnò all’ingegnere Gustavo Ravot l’onere di realizzare un progetto per una nuova diga in località Bruncu sa Cresia. La costruzione del nuovo acquedotto sarebbe costata 155.000 lire. Per poter procedere, il comune vendette al genovese Bartolomeo Sanguinetti 1.025 ettari del ghiandifero di S’Ollioni di Mont’Arbu, ricavando 86.000 lire. La Provincia assicurò poi un sussidio di 38.750 lire mentre le somme rimanenti furono chieste alla Cassa Depositi e Prestiti, da restituire in 30 anni.

Risolto il problema economico, i lavori furono portati avanti dall’impresa di Carlo Barbera e il 15 luglio 1894 si inaugurò l’opera che avrebbe alimentato Sinnai per decenni con uno spettacolare zampillo nella piazza Municipio, nota come piazza di Chiesa. La diga appena entrata in funzione è quindi il terzo sbarramento di un corso d’acqua realizzato fino a quel momento in Sardegna.

Il complesso prevedeva lo sbarramento del rio Santu ‘Atzolu, l’impianto di filtraggio con una struttura interna a cisterne, la condotta di collegamento all’abitato e il deposito per l’accumulo e la distribuzione dell’acqua nel paese. Quest’ultimo era ubicato in località Cuccuru Arritzoni e, giunto semi diroccato alla fine degli anni ’90, fu interrato sotto l’attuale pista di pattinaggio per conservarne i ruderi ed evitarne la demolizione.

A metà del XX secolo, il Comune di Sinnai decise di realizzare un nuovo invaso a monte dando incarico all’ingegnere Giorgio Marini. Il progetto prevedeva la fondazione di una diga più in alto rispetto alla precedente, in località Cuili Is Coccus. Negli anni ’60 si assegnarono i lavori all’impresa DIPENTA S.p.A. di Roma che, una volta operati i lavori di sbancamento, dovette prima intervenire per il risanamento di una faglia nella roccia di fondazione evidenziata durante gli scavi, al fine di rendere stabile lo stesso sbarramento. I lavori si conclusero il 15 maggio 1969 con la creazione di un bacino imbrifero di circa 10 km, a un’altitudine di 277 m sul livello del mare e con una portata massima di 300 m3/s.

Dopo la demolizione della prima diga di Corongiu e l’abbandono di quella di Bunnari bassa a Sassari, la diga di Santu ‘Atzolu rappresenta lo sbarramento più antico in Sardegna ancora operante.

Il sistema di sbarramenti del rio gestito dalla società A.c.q.u.a. V.i.t.a.n.a. S.p.A. approvvigiona tutt’oggi la cittadina di Sinnai.

La sala filtri

Un paragrafo a parte merita la sala filtri della diga. Costruita contemporaneamente alla prima diga nel 1894, è ora un sito di ingegneria civile di importanza storica. Si tratta di una struttura rettangolare aventi murature perimetrali in pietra e copertura a doppia botte in mattoni sardi con archi di scarico sempre in muratura rinforzati con tiranti in acciaio. Le pareti interne sono intonacate con calce.

Entrando ci si ritrova in un corridoio centrale avente sui due lati due ambienti aventi circa le stesse dimensioni e pavimentati con mattoni posati di piatto a spina di pesce. Questi erano gli spazi destinati al custode, a sinistra del corridoio la camera da letto, a destra invece la cucina/soggiorno in cui è ancora presente un caminetto ad angolo.

Seguendo il breve corridoio, pavimentato con mattoni posati di piatto e dritti, si apre la vera e propria sala filtri. Si nota subito la divisione in tre vasche: la centrale e più stretta, di fronte al corridoio; le due laterali aventi stesse dimensioni tra loro e più grandi rispetto alla prima. L’acqua si immetteva dalla vasca centrale in quelle laterali per sfioro, attraverso due bocche realizzate sulle pareti di separazione delle stesse vasche.

 

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Pagina aggiornata il 15/01/2025

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