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Area SIC

L’area SIC (sito di interesse comunitario) di Santu Barzolu ha un’estensione di 281 ettari ed è localizzata nel versante sud-occidentale del massiccio montuoso di Serpeddì.

Il sito ricade quasi interamente nella Foresta Demaniale Campidano – Santu Barzolu, costituita da un unico corpo esteso circa 1600 ettari, di cui 489 ricadenti proprio nella zona denominata Santu Barzolu.

La congiunzione tra le due foreste ricade nella zona tra Bruncu Cirronis e Cuccuru sa Cruxitta e si estende ad Est fino a comprendere il bacino imbrifero del Rio Santu ‘Atzolu, nell’area del lago artificiale che alimenta ancora oggi l’acquedotto locale.

Dal punto di vista geologico, l’area è insita in una valle fluviale impostata su scisti paleozoici della formazione del Sarrabus, nel versante sud-occidentale del massiccio montuoso di Serpeddì. Al suo interno è inclusa una porzione del corso del Riu Santu ‘Atzolu, nel punto in cui sorgono due invasi artificiali che sbarrano il corso del torrente.

A racchiudere il corso d’acqua, una serie di linee di cresta le cui cime più significative sono: Bruncu Cirronis (672 m), Cuccuru Coca Santina (520 m), Bruncu sa Cresia (420 m) e Monte Taulaxa (446 m). La vegetazione presente è caratterizzata dalla macchia mediterranea e presenta arbusti di olivastro e lentisco, di fillirea e ginepri, talvolta degradate a cisteti, e nelle aree più fresche arricchite dal corbezzolo. Non mancano i lecci, che però non sviluppano in altezza mentre i ginepreti sono costituiti da Juniperus turbinata, una pianta a crescita lenta caratterizzata da piccoli arbusti sempreverdi con tronco ramoso e corteggia grigio – brunastra.

All’interno dell’area è possibile rilevare un’interessante complessità faunistica, l’area è quindi un sito importante per la tutela di numerose specie di interesse conservazionistico.

La classe degli uccelli risulta essere la più numerosa e nel SIC Santu Barzolu è possibile osservare queste specie: Moriglione, Averla capirossa e Averla piccola, Passera sarda, Passera mattugia, Saltimpalo, Magnanina, Fanello, Cardellino, Verdone e la Pernice sarda. Ognuna di esse è stata classificata per livello di rischio estinzione ma nessuna, al momento, risulta in pericolo critico o estinte a livello nazionale.

La componente faunistica costituita da anfibi e rettili risulta ben rappresenta ma all’interno sono incluse alcune importanti specie endemiche e minacciate. Tra i rettili in “in pericolo”, l’Emys orbicularis, ovvero la testuggine palustre europea.

Tra gli anfibi, si annovera la presenza del Bufo viridis, il rospo comune e l’Hyla sarda, la raganella sarda oltre al Discoglossus sardus: un rospo dal corpo snello, lungo fino a 8 cm. Si tratta di una delle specie vulnerabili dell’area che si presenta con una caratteristica testa triangolare, larga e corta, è poco distinta dal tronco. Gli occhi sono sporgenti con pupilla cuoriforme. 

Toponimo

L’area SIC e il rio che la attraversa ricadono nella località nota alla toponomastica come Santu Barzolu. Questo nome deriva dal santo Bartolomeo a cui la chiesa, delle cui origini si sono perse le tracce, è votata. In sardo il santo è detto ‘Atzolu ma, come frequentemente accaduto nel corso della storia, al momento della trascrizione vi è stata una corruzione del termine riportandolo come Barzolu e decretandone il nuovo toponimo.

Essendo l’area SIC registrata con il nome Santu Barzolu e considerando la confusione che ptorebbe creare l’uso in questa sede di un nome differente, soprattutto a quanti non familiari con la lingua sarda, si usa qui il nome Santu Barzolu per l’area SIC, così come riportato nella toponomastica e nelle carte tematiche.

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Pagina aggiornata il 22/05/2023

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